L'arrivo di Ibrahimovic (e Robinho) alla corte dell'altra squadra di Milano ha portato un entusiasmo che non si annusava da tempo. Nell'aria la fame di vittorie (che latitano da un pò) e chissà forse anche lo spettro delle elezioni. Fatto è che l'entusiasmo è contagioso (noi vogliamo pensare sia questo e non la mala fede) e i giornali si sbizzarriscono in titoloni per un Milan che pare abbia già vinto tutto. Il tridente più figo del mondo, Ibra il brasiliano che mancava ai rossoneri e via dicendo. Dimenticando in questo guazzabuglio di emozioni alcuni fatti oggettivi. Per esempio che Ibra quello dei mal di pancia, che non segna mai in nazionale e che latita in Europa deve ancora dimostrare di aver raggiunto la maturità: sul campo e non sui giornali (oggi la Gazza gli ha dedicato un encomio degno di uno che ha appena centrato il triplete). Per esempio che nell'unico anno in cui Moratti ha deciso di adeguarsi all'imminente fair-play finanziario le altre squadre hanno alzato il profilo con il beneplacito della stampa. Hanno speso a destra e a sinistra e improvvisamente spendere tanto non era più un peccato capitale. Per esempio che tutto questo parlare di voler valorizzare i giovani italiani è fatto tanto per dare aria alla bocca. Non ci pare che nessuna squadra in particolare abbia abbracciato questa filosofia. Certo, quando i nerazzurri hanno venduto Mario si è levata un'insurrezione popolare. Perchè era vergognoso che un talento (improvvisamente) italiano come Balotelli venisse lasciato andare all'estero. Semplicemente vergognoso. Per esempio che nell'anno del Mondiale con tutte quelle menate sul livello del calcio decaduto i rossoneri hanno comprato solo stranieri (vendendo Borriello). Papastathopoulos, Yepes, Ibra, Robinho non ci sembrano esattamente italiani. Eppure nessuno ha additato l’altra squadra di Milano accusandola di comprare solo stranieri impoverendo ulteriormente il nostro calcio. I cugini ci copiano in tutto e per tutto e raccolgono anche gli applausi. Tutto nella norma. Il solito chiacchiericcio sotto l’ombrellone…
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